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Goedel e dintorni · 2005-08-26 by mmzz

Odifreddi su Goedel

Da una mail a Chiara e Gian,6 Nov 2004:

ho un fumoso ricordo di una discussione su Goedel e sul fatto che l’intelligenza debba avere a che fare con la capacita’ di mentire. Tutto questo e’ percolato nei miei neuroni in queste settimane…

Roger Penrose claims that this (alleged) difference between “what can be mechanically proven” and “what can be seen to be true by humans” shows that human intelligence is not mechanical in nature. This claim is also addressed by JR Lucas in Minds, Machines and Godel.

This view is not widely accepted, because as stated by Marvin Minsky, human intelligence is capable of error and of understanding statements which are in fact statements which are in fact inconsistent or false. However, Marvin Minsky has reported that Kurt Godel told him personally that he believed that human beings had an intuitive, not just computational, way of arriving at truth and that therefore his theorem did not limit what can be known to be true by humans.

O viceversa, che l’intelligenza e’ tale (intuitiva) perche si basa su un sistema assiomatico inconsistente e quindi sfugge al secondo teorema dell’incompletezza:

If an axiomatic system can be proven to be consistent from within itself, then it is inconsistent.

Nota che questa formulazione e’ tanto piu’ dolorosa per l’orgoglio umano quanto e’ profonda la convinzione intuitiva che sia falso. E da dove deriva questa convinzione se non proprio dall’esperienza della propria intelligenza, che l’uomo ritiene consistente, autonoma e autoesplicante? Direi quindi che l’intelligenza e’ tale perche’ e’ bacata. Nella nostra mente un piccolo demone dice bugie sfacciatamente e fa girare tutta la baracca. Cioe’ la mente mente. Cosa Tarsky avrebbe da dire sull’affermazione << “La mente mente” e’ vero se e solo se la mente mente>> ? ;-)

Citazioni da http://en.wikipedia.org/wiki/G%C3%B6del’s_incompleteness_theorem

Il Catechismo della Chiesa Consumista dei Santi Ottimisti · 2005-08-24 by mmzz

In “http://www.kelebekler.com/occ/prevekant.htm” Costanzo Preve scrive:

Non ci vuole poi molto a dire chiaramente in buona lingua inglese comprensibile a tutti che
l’economia neoliberale ha sostituito la religione precapitalistica
nella pretesa di normativita’ dei comportamenti individuali e
sociali.

E’ quanto credo anch’io.
Il BLIP del registratore di cassa e’ il suono sacro, l’OM
della nuova religione che ha portato il mondo alla sua fine,
le cui tre virtu’ teologali sono la fede nel mercato, la
speranza di riuscire a consumare di piu’ in futuro, la carita’ del
far girare l’economia e, cosi’ facendo, fare del bene al prossimo.

Dal nuovo Catechismo della Chiesa Consumista dei Santi Ottimisti:

1) La fede e’ la virtu’ teologale per la quale noi crediamo nel
libero mercato e a tutto cio’ che esso ci propone. Con la fede
l’uomo si abbandona tutto al mercato liberamente, fiducioso nei
suoi poteri di equa distribuzione e di autoregolazione.

Il Vero Consumatore non deve soltanto custodire la fede e vivere
di essa, ma anche professarla, darne testimonianza con franchezza
e diffonderla, affinche’ altri possano entrare nel mercato e
godere dei suoi benefici. Alcuni ritengono loro dovere farlo con
mezzi di evangelizzazione forse estremi ma di provata efficacia, come
la guerra. La Chiesa Consumista tollera il ricorso alla guerra
giusta nei casi piu’ estremi di resistenza al mercato.

2) La speranza e’ la virtu’ teologale per la quale desideriamo lo
shopping come nostra felicita’, riponendo la nostra fiducia nelle
promesse del mercato e in esso fondando le radici del nostro futuro:
“se oggi compro e’ perche’ domani saro’ vivo”, “domani saro’
piu’ felice se oggi comprero’ piu’ di ieri”.

La virtu’ della speranza risponde all’aspirazione alla felicita’,
presente nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano
le attivita’ degli uomini, che tutte si esprimono necessariamente
in qualche consumo; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in
tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore nell’attesa del momento
del consumo.
Si riassume nell’espressione beato chi fa shopping.
Puo’ raggiungere nei mistici le vette dello “shopping compulsivo”.

3) La carita’ a’ la virtu’ teologale per la quale amiamo il
mercato sopra ogni cosa, e il nostro prossimo attraverso di esso.
La carita’ e’ superiore a tutte le virtu’. E’ la prima delle virtu’
teologali, perche’ si esprime nell’atto dell’acquistare, attraverso
il quale il Vero Consumatore dona il suo denaro a benefico generale,
offrendo opportunita’ di lavoro e ricchezza a tutta la catena
produttiva. E’ quindi alla base di tutte le altre virtu’.

Quantomai esplicativa del valore della carita’ e’ la campagna di
evangelizzazione televisiva in cui chi fa la spesa viene ringraziato
da passanti sconosciuti o in cui il marito si complimenta con
la compagna perche’ ha comprato una mela.

Queste le finezze del catechismo. Nella prassi le cose sono piu’ rozze:
invece della musichetta da ascensore, nei supermercati
tra breve udiremo le tonanti parole dei predicatori della
Confraternita della Lega contro la Parsimonia:
“Spendete, spendete, malnati!, redimete il vostro peccato
originale! la parsimonia maledetta, che affossa l’economia
e deprime i consumi!” – BLIP – “Bravi consumatori!” – BLIP – “Avanti coi carrelli, tirchi maledetti!” – BLIP – “Salute fratello, tuoi consumi ti hanno redento!” – BLIP –
mmzz

PS: il “catechismo” e’ liberamente tratto dal Catechismo della Chiesa Cattolica
“http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c1a7_it.htm”

Lettera aperta ai 'pirati' di software · 2005-05-10 by mmzz

Caro E. e amiche/amici,

grazie per la lettera che cerca amichevolmente di entrare in dialogo con noi bacchettoni del Pluto :-). Parlero’ a titolo personale; spero pero’ che almeno diverse delle cose che diro’ saranno condivise da altri.

Primo punto: Free software e etica.
In diverse occasioni ci siamo trovati tra noi a discutere a lungo e in modo molto acceso su cosa significasse essere “gente di free software” e che cosa questo comportasse sul piano etico e politico in generale.
Ci siamo chiesti se il free software fosse di sinistra, se fosse etico,
pacifista, non violento e addirittura vegetariano, e siamo giunti alla
conclusione che il free software e’ essenzialmente,imprescindibilmente,
radicalmente libero. Poi puo’ anche essere etico, etc…

Chi di noi, sentendosi di sinistra, dice che il FS e’ “di sinistra” fa un torto a quelli non lo sono e alcuni di noi hanno il voltastomaco solo a vedere videogame bellicosi e sanguinolenti anche se liberissimi.
Il Free Software nasce da un background etico, e molti lo usano per fare del mondo un posto migliore (specie per chi si trova oltre il “divario digitale”), ma e’ estrememante probabile che che la prossima “arma di fine di mondo” sara’ infallibilmente guidata da un bel kernel
GNU/Linux. Addio software etico (e addio mondo).

Secondo punto. Free Software e “pirateria”:
Per anni abbiamo dovuto combattere contro il pregiudizio, diffuso dai media ignoranti e ghiotti di termini succulenti, che hacker e’ uguale a pirata e che chi usa Linux e’ uno che copia Windows. Non potete immaginare quanto questo sia radicalmente distante dal vero: molti di noi sono costretti a autentiche acrobazie per non usare Windows sotto nessuna condizione di licenza, legale o illegale che sia, pagata o non pagata. Abbiamo dietro anni e anni di fiero rifiuto, di autentica obiezione di coscienza che ci ha esclusi dagli allegati Word, dalle presentazioni PP, perfino dai filmati spiritosi.
Anni di auto-esclusione da certe opportunita’ di lavoro.

Un ghetto nel quale siamo stati per anni, sotto lo sguardo ironico di chi diceva: “ma che te ne frega, puoi copiarlo gratis!”. Per molti e’ stata l’occasione di imparare a fare da se con fatica e soddisfazione quello che altri trovavano gia’ fatto.
Da quel ghetto stiamo uscendo ora, grazie alla coerenza instancabile di
molti che si sono rifiutati di installare programmi che offendevano la
liberta’, e ne hanno scritti degli altri, liberi, e li hanno diffusi.
Percio’ ribadisco, per l’ennesima volta: il free software non ha nulla
a che vedere con la copia del software proprietario. Non vogliamo il software proprietario nemmeno se ce lo regalano, perche’ se ce lo regalano e’ per assoggettarci.
Copiare software proprietario puo’ apparire un atto di ribellione, ma non e’ altro che un gesto di profonda omologazione. La facilita’ di copiare i piu’ diffusi software e distribuirli e’ sempre avvenuto con il beneplacito sostanziale delle casa che li producevano, ben consapevoli che il “pirata” di oggi sara’ un cliente di domani, e prima o poi il verra’ costretto a pagare.
Il codice resta proprietario, e l’utente schiavo. Bella ribellione!
Le attuale leggi liberticide e il potere della BSA sono il logico e corente esito di quella premessa.

Copiare software proprietario, legalmente o meno, equivale a diffonderlo, a propagandarlo, a crearne il bisogno, ed questo e’ precisamente cio’ che noi combattiamo: la diffusione del software proprietario.
Il modo per combatterlo e’ rifiutarlo, non usarlo, fare obiezione.
Questo, cari amici, e’ il nostro modo di ribellarci.

Anche se sono assolutamente certo che in molti di noi condividono quanto pensate sul DNA, sui brevetti, sui libri di testo, sulla musica, sui diritti civili, sui DRM, sulle limitazioni ai migranti, sull’accesso al credito eccetera, adesso forse potrete capire perche’ il mondo del Free Software sia cosi’ freddo di fronte al vostro entusiasmo. In primo luogo perche’, benche il Free Software sia anche un fatto politico, e’ prima di tutto un fatto di liberta’ e di software, e aderirvi non implica necessariamente ulteriori scelte di campo politiche. In secondo luogo non vogliamo, non possiamo, essere accostati con chi copia e diffonde software proprietario: chi lo fa danneggia gli utenti del software e rafforza chi produce software proprietario.

Articoli come quelli su PI per la comunita’ Free Software sono un danno.
Eventi che associano la parola hacker a chi copia e diffonde software proprietario sono un danno.
Associare “open source” a “cracking” e’ diffondere ignoranza dannosa.
Usare la parola “liberato” parlando di software proprietario copiato e’ un errore dannoso.
Credere che copiare software proprietario equivalga a liberarlo e’ come minimo una grave ingenuita’, e di fatto un grosso aiuto a chi lo produce.

La scelta della comunita’ FS di fronte al sofwtare proprietario e’ stato: rifiutarlo, e farsi da se’ quello che era costretto a rifiutare. Questa e’ la strada creativa piu’ faticosa del copiare, ma che da’ molta piu’ soddisfazione e liberta’ per tutti.

Non copiare il software, fattelo e diffondilo! Che puo’ essere esteso anche a non copiare la musica/conoscenza/... , fattela e diffondila! Eccetera.

Le Schede e la Shoah · 2005-02-01 by mmzz

Il comunicato stampa del Museo Didattico di Storia dell’Informatica della FWT-FMACU-UNESCO in occasione dell’anniversario della Shoah, sull’impiego della tecnologia al servizio dello sterminio di massa, ripropone la riflessione su quale rischio comporti l’introduzione di una potente tecnologia senza un discernimento sul suo possibile uso.
E’ inevitabile collegare il ricordo delle tabulatrici Hollerith ad alta velocita’, che permisero la rapida identificazione e localizzazione degli ebrei, con la allarmante notizia, recentemente circolata, sulla possibile introduzione di chip identificativi a radiofrequenza (RFID) nelle banconote Euro [1], che segue quella delle impronte digitali obbligatorie per i passaporti in area EU.

Cio’ deve suonare come un ulteriore preoccupante segnale della pressione crescente ad adottare massicciamente tecnologia senza nessuna considerazione delle conseguenze del suo impiego.
Chi richiede l’uso indiscriminato della tracciabilita’ delle persone e
delle loro azioni, con il proposito di contrastare il crimine, predispone un ideale teatro d’azione per il prossimo dittatore senza scrupoli, che potra’ giovarsi di telecamere ubique, di chip RFID nelle banconote, nei documenti d’identita’ e anche sottopelle, nonche’ della gia’ ben avviata raccolta di informazioni personali per scopi commerciali.
Questo con il sicuro avallo (e profitto) di chi questi mezzi produce
e diffonde.

Il controllo totale e’ reso ormai possibile ben oltre quanto previsto da Orwell,e rischia di superare i piu’ cupi scenari di P.K.Dick: c’e’ ben altro che la privacy in gioco!
La comunita’ dei cittadini deve riappropriarsi del diritto di decidere
sul futuro della propria liberta’. Per farlo e’ indispensabile che sia
messa in grado di comprenderne i termini e le incognite, come accade per i problemi che si pongono nelle scelte relative ai grandi quesiti scientifici che convolgono la collettivita’ quali ad esempio ingegneria genetica, fonti di energia, sostenibilita’ dello sviluppo economico.
Il fatto che le tecnologie sono disponibili all’uso non ne giustifica
automaticamente l’impiego, che deve essere soggetto a uno scrutinio etico.

Credo che il nostro ruolo politico come PLUTO deve muoversi in questa direzione: creare consapevolezza attorno alle tecnologie e alla liberta’, come naturale evoluzione del lavoro che abbiamo finora fatto per il software libero.

ciao Alberto

[1] http://www.edri.org/edrigram/number10/rfid http://www.edri.org/edrigram/number3.2/rfid http://punto-informatico.it/p.asp?i=51292

Friends od the World Treasures F.W.T. NETWORK Amis des Tresors du Monde INTERNATIONAL SECRETARY Amigos de los Tesoros del Mundo Via Alvise Cornaro 1/B 35128 Padova, Italia http://www.fwtunesco.org secretary@fwtunesco.org

LE SCHEDE E L’OLOCAUSTO Nella ricorrenza del giorno della Memoria, Il Museo Didattico di Storia dell’Informatica della FWT-FMACU-UNESCO invita tutti a considerare un tremendo esempio storico: siamo nel 1933 in Europa e negli USA e si legge bene il drammatico confronto tra due velocita` di crescita: quella delle applicazioni della tecnologia e quella della consapevolezza dei valori etici dell’umanita`. La tecnologia stravince e come e` stato ben illustrato da una celebre pubblicazione, la meggiore industria mondiale di schede perforate (le antesignane dei nostri computer) ha un ruolo determinante sull’efficienza della selezione degli individui da eliminare in tutti quei Paesi che avevano automatizzato i servizi di anagrafe. Dopo la pubblicazione del volume che ha richiesto lunghi anni di elaborazione, questa grandissima industria ha ufficialmente accettato la sua responsabilita` chiedendo scusa al mondo, dopo il 2000, ma il problema rimane intatto: il fatto che ogni campo di sterminio avesse una sua macchina a schede, che ogni scheda pagasse i suoi diritti d’autore, che tutto fosse gia` stato predisposto come perfezionamento tecnologico, persino in molti di quei 18 Paesi che sarebbero poi stati occupati, ci deve ancora una volta far profondamente riflettere anche sul profitto a tutti i costi. Se ci mettiamo di fronte a queste macchine, meravigliosamente efficienti al loro apparire, ed al loro rapporto con l’uomo, o se ci guardiamo oggi attorno magari con un po’ piu` di attenzione, questo giorno della memoria ci puo’ dare molto, una ragione in piu` per tenerlo sempre presente non solo come fatto storico ma anche come chiave di lettura per i nostri tempi. Ringraziando anticipatamente per la pubblicizzazione di questo messaggio, il Coordinatore della Rete Internazionale Friends of the World Treasures della FMACU-UNESCO Francesco Piva

Un modo per aiutarci a pensare? · 2004-09-28 by mmzz

The absence of alternatives clears the mind marvelously.—Henry Kissinger

Civile protesta contro i DRM al Webbit · 2004-05-08 by mmzz

I convenuti al Webb.it hanno potuto assistitere stanotte a una singolare e civile manifestazione di dissenso pacifico, ironico e nonviolento nei confronti dei programmi di Digital Rights(Restrictions) management e a favore della libertà digitale: una processione di persone hanno depositato un bicchiere di plastica pieno di acqua con una monetina sul fondo davanti all’ingresso dello stand della Microsoft, che recentemente ha introdotto il DRM nei suoi programmi di office automation.Un foglio laconicamente dichiarava: “Analog Restrictions Management against Digital Restrictions Management”.

Si può supporre che nelle intenzioni dei promotori dell’iniziativa ci fosse la volontà di inibire l’accesso allo stand della nota ditta analogamente a quanto i suoi recenti programmi di Digital Rights Management faranno nei confronti dei documenti digitali.

Osservazioni profetiche di Georges Bernanos · 2004-05-04 by mmzz

Bernanos, da “Rivoluzione e Liberta’” Borla, 1963 “la liberte pour quoi faire”, Gallimard

A ogni guerra per la liberta’, ci viene tolto il 25% delle liberta’ che ci restano. Quando le democrazie avranno fatto trionfare decisamente la liberta’ nel mondo, mi chiedo cosa restera’ per noi… p48

La minaccia che grava sul mondo e’ la minaccia di un’organizzazione totalitaria e concentrazionaria universale che presto o tardi sotto un nome qualunque fara’ dell’uomo libero una specie di mostro ritenuto pericoloso per l’intera collettivita’ e la cui esistenza nella futura societa’ sara’ forse insolita come la presenza attuale del mammuth sulla riva del lago Lemano. Non crediate che parlando di cio’ faccia allusione soltanto al comunismo. Il comunismo potrebbe sparire domani com’e’ scomparso il nazismo, ma il mondo moderno continuerebbe la sua evoluzione verso quel regime di dirigismo universale al quale sembano aspirare tutte le sue democrazie. p23

Milioni e milioni di uomini nel mondo, da vent’anni, non solo si sono lasciati strappare con la forza la liberta’ di pensare ma l’hanno abbandonata e l’abbandoneranno come in Russia, volontariamente; ritengo lodevole questo sacrificio. Piuttosto, questo non e’ per loro un sacrificio ma un’abitudine che semplifica loro la vita. E la semplifica terribilmente. Semplifica terribilmente l’uomo. Gli assassini dei paesi totalitari vengono reclutati tra questi uomini terribilmente semplificati. p50

Nell’attesa del paradiso, promesso sia da Hitler che da Stalin, io guardo il mitra e il mitra guarda me col suo occhietto rotondo. Nell’uomo col mitra di cui sto parlando, l’accessorio non e’ il mitra ma e’ l’uomo. L’uomo di cui parlo e’ al servizio del mitra, e non gia’ il mitra al servizio dell’uomo; non e’ “l’uomo col mitra” ma “il mitra con l’uomo”. E allora cosa m’importano le chiacchere dei professori? Se il cavallo e’ la piu’ bella conquista dell’uomo, l’uomo e’ la piu’ bella conquista del mitra.

Sempre sul convegno · 2004-04-25 by mmzz

Riflettendo a freddo sull’evento cerco di tirare fuori qualcosa di utile.
Solitamente sono piuttosto ottimista sull’”inevitabile glorioso destino” che attende il software libero, tuttavia dopo le parole di ieri vedo concreto il pericolo che tutto il dibattito si risolva banalmente in questi slogan: “Viva Linux contro Microsoft” proclamato dalle case che vendono software proprietario (e che continuano a fare affari con MS) insieme a “Siamo incondizionatamente a favore dell’Open Source (degli altri)”, e “Open Source permette di risparmiare quattro soldi, ma non mi sforzo di capirlo” pronunciato da qualche imprenditore e amministratore pubblico.
Percio’ mi ha quasi commosso la domanda: “perche’ queste persone sviluppano software per gli altri, gratis?” posta dal partecipante di Bolzano. E non si tratta di una domanda “acritica ed emotiva” (Fuggetta), ma razionale, essenziale per capire (e non solo profittare).

Ho sentito come grande assente, padre dimenticato, il tema della Liberta’. Fuggetta sembra suggerire che la disponibilita’ del sorgente riguardi in fondo i programmatori, i soli in grado di apprezzare il codice libero perche’ lo sanno leggere, ammesso che ne sentano il bisogno e che abbiano voglia di rovistare in milioni di righe di codice che non capiranno comunque mai. Questa provocatoria minimizzazione non rende ragione del motore profondo del fenomeno.

Credo che la domanda che dobbiamo porci a questo punto sia “Puo’ il mercato dell’Open Source sopravvivere senza la community del Free Software?”. Sono sufficienti i modelli di sviluppo e diffusione cosi’ studiati a sostenere un fenomeno come questo senza la base vitale che lo ha generato?

Parte della risposta credo sia stata data gia’ ieri, e sta proprio nella
consapevlezza della base, dei cittadini, dei clienti, dei programmatori.
Oltre agli interventi molto dinamici del pubblico, quasi tutti i relatori
commerciali hanno detto: “vendiamo O.S. perche’ ce lo chiedono”; IBM ha addirittura accennato al ritorno di tecnologia dai paesi emergenti attraverso metodologie O.S.; Bonetti dei giovani industriali ha sottolineato quanto sia la domanda a guidare il mercato; Bongiovanni sottolinea (finalmente!) la responsabilita’
sociale e il costo della preclusione della conoscenza al cittadino.
Il tutto riassunto mirabilmente da Carraro: “gli esperti stanno alla base e non al vertice”. La fatica grossa sara’ per la base far capire al vertici cosa deve fare.

Come funziona un'entrata in guerra... · 2004-04-21 by mmzz

Naturally, the common people don’t want war, but after all, it
is the leaders of a country who determine the policy…Voice or no
voice, the people can always be brought to the bidding of the leaders.
This is easy. All you have to do is to tell them they are being
attacked, and denounce the pacifists for lack of patriotism and
exposing the country to danger. It works the same in every country.

Gilbert, G.M. Nuremberg Diary. New York: Farrar, Straus and Company, 1947 (pp. 278-279).

Convegno a PD, Universita' di Padova: Open Source per l'impresa e la Pubblica Amministrazione · 2004-03-24 by mmzz

Presenti: Sun, HP, SAP, IBM… Nessuno dei Marketroidi presenti aveva una idea chiara dell’Open Source. Nessuno ha spiegato perche’ l’unico O.S. accettabile e’ quello degli altri:
Sun “Difendiamo la nostra proprieta’ intellettuale”.
Oracle: “il nostro prodotto non e’ adatto al O.S., questi i motivi: [elenco di motivi che la comunita’ O.S. adduce solitamente a proprio FAVORE]: sicurezza, affidabilta’, ...”. Sostengono Linux, piu’ che l’O.S., per l’ottimo motivo che vende.

Tutti (apparentemente) contro MicroSoft per compiacere la platea di geek. L’unico onesto era il Dr. Loos di Suse, che ha parlato francamente: “Abbiamo rilasciato YAST sotto GPL quando e perche’ ci conveniva. Le imprese ragionano cosi’”.
Non una parola, se non da RedHat e Suse, su come si possa fare business con il s.l. Non una parola sui modelli di business possibili. Gran confusione tra modello di sviluppo, modello di distribuzione, modelli di prezzo…

E’ stato sconfortante vedere quante volte O.S. e’ stato assimilato a Software gratis e quanto poco si sia parlato di liberta’. La strada e’ lunga prima che passi il messaggio e la cultura maturi. Tutti si buttano sulle quattro lire di risparmio e non capiscono cosa c’e’ dietro. Per fortuna nella platea c’era gente che ci capiva, evidentemente, visto l’effetto loggione e le ripetute interruzioni ‘esplosive’. I pochi che hanno parlato dell’importanza del S.L. in quanto libero sono stati la rappresentante della conferenza dlle Regioni (?) e l’assessore di Pisa, preparati e battaglieri, specie lei.

Il provocatore Fuggetta ha preso critiche da tutti, ma ha (anche se tendenziosamente, usando trucchi retorici efficaci) smontato alcuni luoghi comuni dell’O.S. e stuzzicando una riflessione onesta e non autoindulgente. Stimolante.

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