Agamben in parlamento: osservazioni sul green pass · 2021-10-25 by mmzz
Sulle questioni pandemiche raramente mi trovo d’accordo con Agamben, soprattutto nei toni, ma lo leggo con attenzione. Non mi sembra che nel suo Intervento al Senato del 7 ottobre 2021 esageri, nemmeno nei toni.
Anzi direi che il suo intervento, che immagino conciso per necessità, possa essere sviluppato sotto molti punti di vista.
In primo luogo direi ad Agamben che il sito di Iisf.it dove lo ho spesso letto mi sottopone alla sorveglianza di Google, Facebook, Paypal e Twitter, con un prelievo di dati maggiore a tutte le volte che ho dovuto esibire il green pass. Concentrarsi sulla sorveglianza pubblica consente di trascurare da dove tutto ha origine. Tuttavia ha ragione nel denunciare un “processo di trasformazione delle istituzioni e dei paradigmi di governo”: il processo è iniziato negli anni ’90 ed ora è maturo. Ora il governo lancia un segnale per cui lo Stato non solo non ostacola come dovrebbe la sorveglianza privata ma la incoraggia e la raddoppia con quella pubblica, seguendo e temperando l’esempio della Cina.
In secondo luogo sposterei la questione dal punto di vista del corpo, cui Agamben solitamente è attento.
Il corpo della sorveglianza viene doppiamente oggettificato: da una parte, anche se qui il green pass per fortuna non c’entra, sempre più il corpo diventa il passaporto grazie al quale, con la cessione dei tratti biometrici personali, ci si “aprono le porte”; dall’altra e contrariamente a quanto sostiene altrove Agamben con Cacciari, il green pass non dice cosa sono (come la stella gialla), non è una qualità del corpo o della persona, al contrario, la qualità scade e va rinnovata, il che crea una dipendenza.
Direi piuttosto che il corpo nella pandemia è diventato un oggetto pericoloso per portare in giro il quale serve una licenza: il green pass è la “licenza” con la quale “conduciamo” un veicolo potenzialmente pericoloso per la comunità, analogamente alla patente di guida, al brevetto di pilota, eccetera: dobbiamo dimostrare che il corpo non è malato e contagioso, che siamo disciplinati e attenti nel dimostrare di averne cura, analogamente alla manutenzione obbligatoria per autoveicolo ed aeromobili. Ci può essere ritirato e a quel punto non possiamo più circolare. Questo è un cambiamento epistemologico sostanzioso, qualcosa di mai visto se non per la vaccinazione obbligatoria limitata ai bambini, in parte giustificata dallo statuto eccezionale della tutela cui sono sottoposti. Questo strumento, seppure introdotto per motivi condivisibili, cambia la sostanza di qualcosa nelle relazioni tra persone e società.
Nel concepire e nell’applicare questa nuova regola il principio di precauzione (“per non correre rischi”) messo in atto dallo Stato è rigoroso e il monitoraggio stretto.
Un altro elemento che aggiungerei alla breve analisi di Agamben è che il monitoraggio o la sorveglianza hanno un orientamento che privilegia l’industria (non dico economia o capitale o regime, dico industria) a discapito della persona. Ripeto un argomento esposto qui il 24 febbraio 2020 da dentro la prima “zona rossa” di Vo’, aggiornandolo coi dati che allora erano ignoti: globalmente le vittime di COVID dall’inizio della pandemia sono sotto i 5 milioni, mentre sono 7 i milioni di persone che muoiono ogni anno per inquinamento atmosferico (dati OMS) mentre in Italia sono ~84.000/anno per inquinamento e ~130.000/totale per covid . Tuttavia le restrizioni individuali e le misure per evitare il contagio da virus sono superiori a quelle per evitare di inquinare, e generalmente il principio di precauzione per la produzione industriale è applicato più lassamente: nuove sostanze, prodotti (o servizi) vengono tolti dalla circolazione /dopo/ che si è faticosamente dimostrato che sono nocivi, mentre non ci si sogna blocchi alla circolazione o sanzioni per eccesso di inquinanti nelle città. Quale patente, licenza, permesso è richiesto per produrre industrialmente qualsiasi cosa, attività che indubitabilmente causerà buona parte delle future ed imminenti sofferenze del pianeta per effetto dell’emergenza climatica? Quale patente è stata chiesta per l’industrializzazione delle relazioni personali? I profitti sono ingenti, i danni anche, salvo che i primi sono privati, i secondi pubblici. Dove sono i green pass per ciminiere, scarichi e polarizzazione sociale?
A quanto scrive Agamben nel suo primo argomento sullo scarico di responsabilità dello Stato sull’individuo aggiungerei che questo processo fa parte di un movimento iniziato da decenni e molto attivo: lo stato di salute individuale è considerato sempre di più una responsabilità personale e la malattia una colpa (stile di vita, mancata prevenzione, …), anche se i sempre più potenti mezzi per la diagnosi e la cura sono sempre più sottratti all’individuo, e — mi pare — allontanati anche dal suo medico, e sempre più nelle mani dell’industria. Al contrario, la responsabilità (sempre limitata) industriale viene sempre accollata alla collettività.
In conclusione, il green pass appare uno strumento che può avere una utilità se applicato temporanemante e con alcuni severi limiti, (alcune delle quali sono previste dalla normativa):
- la sua diffusione in ogni contesto renda impossibile vivere senza: motivo per cui sono contrario all’obbligo per i lavoratori: mi pare che il nudging sconfini nel ricatto;
- non si automatizzi il monitoraggio/ingresso all’ingresso degli ambienti: resta una responsabilità individuale di chi controlla e una relazione tra persone;
- non si conservino in nessun caso e a nessun livello i dati dei controlli, senza che vi sarebbe tracciamento.
Condizioni che richiedono una fiducia difficile da accordare. Se, poi come i dati sembrano indicare, il virus dovesse endemizzarsi, i richiami vaccinali diventeranno una prassi annuale e si endemizzerà anche il GP, anche se dovesse non essere utile più di tanto. Ricordiamoci i controlli aeroportuali post 11-settembre: si sono cronicizzati anche dopo l’emergenza, anche se molto costosi, molesti e dimostratamente inefficaci .
Nel contesto di una società proclive alla rissa e incline alla polarizzazione un provvedimento come quello dei green pass obbligatori per i lavoratori ha un potenziale incendiario.
In conclusione vedo utile la lezione di Ivan Illic: dovremmo valutare le tecnologie in termini relazionali e non solo tecnici, ricordandoci che la modalità e la scala del loro impiego può superare delle soglie che le rivolgono contro l’uomo e le rendono tossiche per le società. Ma questo è praticamente impossibile in un mondo dominato dal modo di produzione industriale e dalle sue logiche di potere.