Go to content Go to navigation Go to search

Lettera aperta ai 'pirati' di software · 2005-05-10 by mmzz

Caro E. e amiche/amici,

grazie per la lettera che cerca amichevolmente di entrare in dialogo con noi bacchettoni del Pluto :-). Parlero’ a titolo personale; spero pero’ che almeno diverse delle cose che diro’ saranno condivise da altri.

Primo punto: Free software e etica.
In diverse occasioni ci siamo trovati tra noi a discutere a lungo e in modo molto acceso su cosa significasse essere “gente di free software” e che cosa questo comportasse sul piano etico e politico in generale.
Ci siamo chiesti se il free software fosse di sinistra, se fosse etico,
pacifista, non violento e addirittura vegetariano, e siamo giunti alla
conclusione che il free software e’ essenzialmente,imprescindibilmente,
radicalmente libero. Poi puo’ anche essere etico, etc…

Chi di noi, sentendosi di sinistra, dice che il FS e’ “di sinistra” fa un torto a quelli non lo sono e alcuni di noi hanno il voltastomaco solo a vedere videogame bellicosi e sanguinolenti anche se liberissimi.
Il Free Software nasce da un background etico, e molti lo usano per fare del mondo un posto migliore (specie per chi si trova oltre il “divario digitale”), ma e’ estrememante probabile che che la prossima “arma di fine di mondo” sara’ infallibilmente guidata da un bel kernel
GNU/Linux. Addio software etico (e addio mondo).

Secondo punto. Free Software e “pirateria”:
Per anni abbiamo dovuto combattere contro il pregiudizio, diffuso dai media ignoranti e ghiotti di termini succulenti, che hacker e’ uguale a pirata e che chi usa Linux e’ uno che copia Windows. Non potete immaginare quanto questo sia radicalmente distante dal vero: molti di noi sono costretti a autentiche acrobazie per non usare Windows sotto nessuna condizione di licenza, legale o illegale che sia, pagata o non pagata. Abbiamo dietro anni e anni di fiero rifiuto, di autentica obiezione di coscienza che ci ha esclusi dagli allegati Word, dalle presentazioni PP, perfino dai filmati spiritosi.
Anni di auto-esclusione da certe opportunita’ di lavoro.

Un ghetto nel quale siamo stati per anni, sotto lo sguardo ironico di chi diceva: “ma che te ne frega, puoi copiarlo gratis!”. Per molti e’ stata l’occasione di imparare a fare da se con fatica e soddisfazione quello che altri trovavano gia’ fatto.
Da quel ghetto stiamo uscendo ora, grazie alla coerenza instancabile di
molti che si sono rifiutati di installare programmi che offendevano la
liberta’, e ne hanno scritti degli altri, liberi, e li hanno diffusi.
Percio’ ribadisco, per l’ennesima volta: il free software non ha nulla
a che vedere con la copia del software proprietario. Non vogliamo il software proprietario nemmeno se ce lo regalano, perche’ se ce lo regalano e’ per assoggettarci.
Copiare software proprietario puo’ apparire un atto di ribellione, ma non e’ altro che un gesto di profonda omologazione. La facilita’ di copiare i piu’ diffusi software e distribuirli e’ sempre avvenuto con il beneplacito sostanziale delle casa che li producevano, ben consapevoli che il “pirata” di oggi sara’ un cliente di domani, e prima o poi il verra’ costretto a pagare.
Il codice resta proprietario, e l’utente schiavo. Bella ribellione!
Le attuale leggi liberticide e il potere della BSA sono il logico e corente esito di quella premessa.

Copiare software proprietario, legalmente o meno, equivale a diffonderlo, a propagandarlo, a crearne il bisogno, ed questo e’ precisamente cio’ che noi combattiamo: la diffusione del software proprietario.
Il modo per combatterlo e’ rifiutarlo, non usarlo, fare obiezione.
Questo, cari amici, e’ il nostro modo di ribellarci.

Anche se sono assolutamente certo che in molti di noi condividono quanto pensate sul DNA, sui brevetti, sui libri di testo, sulla musica, sui diritti civili, sui DRM, sulle limitazioni ai migranti, sull’accesso al credito eccetera, adesso forse potrete capire perche’ il mondo del Free Software sia cosi’ freddo di fronte al vostro entusiasmo. In primo luogo perche’, benche il Free Software sia anche un fatto politico, e’ prima di tutto un fatto di liberta’ e di software, e aderirvi non implica necessariamente ulteriori scelte di campo politiche. In secondo luogo non vogliamo, non possiamo, essere accostati con chi copia e diffonde software proprietario: chi lo fa danneggia gli utenti del software e rafforza chi produce software proprietario.

Articoli come quelli su PI per la comunita’ Free Software sono un danno.
Eventi che associano la parola hacker a chi copia e diffonde software proprietario sono un danno.
Associare “open source” a “cracking” e’ diffondere ignoranza dannosa.
Usare la parola “liberato” parlando di software proprietario copiato e’ un errore dannoso.
Credere che copiare software proprietario equivalga a liberarlo e’ come minimo una grave ingenuita’, e di fatto un grosso aiuto a chi lo produce.

La scelta della comunita’ FS di fronte al sofwtare proprietario e’ stato: rifiutarlo, e farsi da se’ quello che era costretto a rifiutare. Questa e’ la strada creativa piu’ faticosa del copiare, ma che da’ molta piu’ soddisfazione e liberta’ per tutti.

Non copiare il software, fattelo e diffondilo! Che puo’ essere esteso anche a non copiare la musica/conoscenza/... , fattela e diffondila! Eccetera.