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Sempre sul convegno · 2004-04-25 by mmzz

Riflettendo a freddo sull’evento cerco di tirare fuori qualcosa di utile.
Solitamente sono piuttosto ottimista sull’”inevitabile glorioso destino” che attende il software libero, tuttavia dopo le parole di ieri vedo concreto il pericolo che tutto il dibattito si risolva banalmente in questi slogan: “Viva Linux contro Microsoft” proclamato dalle case che vendono software proprietario (e che continuano a fare affari con MS) insieme a “Siamo incondizionatamente a favore dell’Open Source (degli altri)”, e “Open Source permette di risparmiare quattro soldi, ma non mi sforzo di capirlo” pronunciato da qualche imprenditore e amministratore pubblico.
Percio’ mi ha quasi commosso la domanda: “perche’ queste persone sviluppano software per gli altri, gratis?” posta dal partecipante di Bolzano. E non si tratta di una domanda “acritica ed emotiva” (Fuggetta), ma razionale, essenziale per capire (e non solo profittare).

Ho sentito come grande assente, padre dimenticato, il tema della Liberta’. Fuggetta sembra suggerire che la disponibilita’ del sorgente riguardi in fondo i programmatori, i soli in grado di apprezzare il codice libero perche’ lo sanno leggere, ammesso che ne sentano il bisogno e che abbiano voglia di rovistare in milioni di righe di codice che non capiranno comunque mai. Questa provocatoria minimizzazione non rende ragione del motore profondo del fenomeno.

Credo che la domanda che dobbiamo porci a questo punto sia “Puo’ il mercato dell’Open Source sopravvivere senza la community del Free Software?”. Sono sufficienti i modelli di sviluppo e diffusione cosi’ studiati a sostenere un fenomeno come questo senza la base vitale che lo ha generato?

Parte della risposta credo sia stata data gia’ ieri, e sta proprio nella
consapevlezza della base, dei cittadini, dei clienti, dei programmatori.
Oltre agli interventi molto dinamici del pubblico, quasi tutti i relatori
commerciali hanno detto: “vendiamo O.S. perche’ ce lo chiedono”; IBM ha addirittura accennato al ritorno di tecnologia dai paesi emergenti attraverso metodologie O.S.; Bonetti dei giovani industriali ha sottolineato quanto sia la domanda a guidare il mercato; Bongiovanni sottolinea (finalmente!) la responsabilita’
sociale e il costo della preclusione della conoscenza al cittadino.
Il tutto riassunto mirabilmente da Carraro: “gli esperti stanno alla base e non al vertice”. La fatica grossa sara’ per la base far capire al vertici cosa deve fare.