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utilità e costo dello spam · 2008-08-29 by mmzz

In collegamento con le riflessioni già fatte sullo scarto e sulla sua utilità, sconfino nel mio ambito professionale con uno dei miei cavalli di battaglia (professionali) preferiti.

lo SPAM, quell’insieme di posta elettronica commerciale non richiesta e di virus, tentativi di phishing e altre diavolerie, ha certo una causa poco nobile: quella di far fare a noi, destinatari del messaggio si spam email, quello che non necessariamente vogliamo, cioè cedere parte del nostro denaro al mittente; sia volontariamente, acquistando repliche di orologi e pillole che rendono felici i nostri partner, oppure involontariamente, facendocelo rubare. I destinatari, sottoposti a questo attacco, possono difendersi cancellando i messaggi non desiderati prima di aprirli, cosa spesso difficile, o facendo fare questa operazione a programmi piuttosto sofisticati, che, basandosi sulle caratteristiche tipiche di spam e virus e sulle indicazioni che l’utente stesso dà loro, cercano di capire cosa è spam e cosa non lo è. Data la sofisticatezza dei programmi e il loro costante miglioramento, so spammer, ovvero il mittente, cercherà di produrre messaggi sempre più simili a messaggi autentici, personalizzandoli con il nome e la lingua del destinatario, o fingendo l’invio da parte di mittenti plausibili. Molto spesso però lo spam è grossolano e rudimentale. Se continua a essere inviato significa che qualcuno dei destinatari “abbocca” e “cede” parte del proprio denaro.
Questo è quanto si può dire dello spam a livello micro, cioè a livello di interazione tra soggetti individuali, ovvero lo spammer e il destinatario-vittima dello spam.

Guardando al fenomeno ad un livello più alto, cioè del comportamento aggregato di migliaia di spammer e di vittime, otteniamo un quadro piuttosto diverso: secondo una stima ottimistica, almeno il 75% di tutti gli scambi di posta elettronica vengono cestinati automaticamente prima di essere letti, dopo essere stati analizzati da programmi antispam e antivirus. Questi programmi, oltre a costare del denaro, impiegano risorse di calcolo, e quindi energetiche, non indifferenti. Tutti i costi sono sostenuti dal destinatario, visto che l’invio non costa praticamente nulla. Inviare spam è illegale in sempre più paesi al mondo.
Ma vi è un altro effetto, raramente considerato: questo traffico incessante e sostenuto costituisce un rumore di fondo che mai si estingue, indipendente dal traffico effettivo (il segnale) che occupa i collegamenti telematici. La presenza di rumore nel canale comunicativo, purchè non sia eccessivo, ha un vantaggio: dimostra che il canale è presente. Il rumore è così necessario che nei telefoni GSM è stato introdotto un rumore artificiale verso l’orecchio di due interlocutori quando nessuno dei due parla, per evitare che pensino che sia caduta la linea.
Si può facilmente obiettare che per stabilire se le linee telematiche sono funzionanti vi sono altri mezzi meno dispendiosi dello spam. E’ vero, ma mentre posso agevolmente verificare se sono o meno collegato al mio fornitore di connettività Internet, è molto più difficile pensare ad un sistema per capire se sono connesso al resto della rete. Con lo spam, questo problema è risolto: se ricevo spam, se percepisco il rumore di fondo della rete, significa che sono connesso. Un’altra fonte di rumore di fondo nel traffico della rete sono le richieste dei motori di ricerca verso i siti web, ma il volume è molto inferiore.

A livello macro, quindi, nonostante le noie che comporta, lo spam può avere una sua funzione. Peccato che avvenga a dei costi umani, economici ed energetici inaccettabilmente alti a livello micro, cioè per il destinatario.