Ancora su preda, cacciatore e sulla caccia semiotica. · 2008-08-19 by mmzz
Ryle scrive (p.192): Anche se un certo individuo […] si stesse momentaneamente concentrando sul problema dell’io, egli non è riuscito (e lo sa) a catturare più del lembo svolazzante di quello che sta inseguendo. La sua preda è il cacciatore. Questa riflessione sull’io (Ryle se n‘è accorto) pietrifica efficacemente un momento di una caccia infinita. Si collega bene a quanto ho pensato sul segno come caccia . Il motivo per cui è sempre necessario che via sia una closure, che Zeus operi una pietrificazione del segno, anche quando il segno non è rappresentato dalla parola “io”, è che il cacciatore non è mai completamente alieno dalla sua preda, e entrambi sono parte della stessa caccia. La relazione tra i due, il fatto di comporre una caccia insieme, li rende diversi dall’istante prima che la caccia iniziasse: sono parte della caccia, e la caccia è parrte di loro. Ciò è tanto più vero per il segno “io”, ma anche senza l’identità (“io”) tra significante e significato, azione e oggetto dell’azione (per non parlare dell’agente) si confondono, sono parte di un uno, come la coppia di guanti sono una terzità inscindibile dagli oggetti che vanno infilati alle mani e dall’azione di infilarli (atto che li definisce). Tuttavia Ryle acutamente indica che “io” in un solo segno denota cacciatore, preda, caccia.
mente e corpo, hardware e software, dati e programmi: dualismi illusori Mediterraneo