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arte degenerata, degradata e degradante e arte di merda · 2008-01-25 by mmzz

Creativita’ artistica e rifiuto, scarto, deiezione, dechet di varie specie hanno uno stretto rapporto.
Azzardo una tassonomia:

C’e’ chi trasforma il rifiuto in arte attraverso processi di conservazione ed etichettatura (merde d’artiste di Piero Manzoni) o chi trasforma il rifiuto in opera d’arte come le automobili compresse di César o l’orinale di Duchamp . In questo caso l’identita’ di opera d’arte viene attribuita al rifiuto da parte dell’artista che lo usa come materia prima in un processo di trasformazione creativa. Il processo deve tutto all’artista: prima c’e un rifiuto, poi l’opera d’arte.

In altri casi e’ il processo stesso di produzione del rifiuto a trasformarsi in opera d’arte, come avviene per le macchine-cloaca che producono merda di Wim Delvoye . L’artista inventa una macchina per produrre feci, automatizza un processo poietico che per quanto imperfetto (“even people who never went to school make faeces better than my machines.”) non puo’ non richiamare il processo creativo dell’artista stesso. Una metafora che gioca efficacemente sul processo di identificazione della creazione-produzione del rifiuto con quello artistico. L’opera d’arte di Delvoye in questo caso mette a nudo che se il processo avviene fuori da qualsiasi estetica condivisa salta il concetto di arte: viene prodotta solo merda. Si puo’ riflettere anche sulla difficile commerciabilita’ di una tale arte…

Abbiamo quindi il rifiuto come prodotto e il rifiuto come processo. Ma non ci si puo’ fermare qui: occorre considerare l’ambiente: pubblico, critica e mercato. L’opera puo’ nascere opera d’arte ed essere considerata rifiuto o viceversa, cio’ che l’artista rifiuta essere accolto come capolavoro (o comunque un buon investimento).

Le opere d’arte non intese inizialmente (identificate) come rifiuto dall’artista possono essere considerate tali dal pubblico, dai critici o dal potere politico proprio perche’ , per dirla eufemisticamente, non ne condividono il contesto estetico: ad esempio l’arte degenerata (cubista, espressionista, dadaista, astratta) venne identificata come rifiuto (e distrutta) dall’estetica nazista “orientata in base ai principi del nazionalsocialismo”. Ogni rivoluzione politica ha i suoi artisti e i suoi rifiuti. Salvo poi che con la controrivoluzione i ruoli si invertano.

Rifiuto dell’arte o arte-rifiuto, il processo creativo sembra essere comunque associato alla produzione di una scoria. L’ultima parola sembra averla il mercato: le opere degli artisti degenerati ora sono oggetto di investimento e speculazione, mentre “l’arte eterna” nazista non ha piu’ la stessa fortuna, anche se ci sono amatori per ogni genere.