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Self-verification theory, identità e necessità di previsione · 2008-03-15 by mmzz

Self-verification theory assumes that stable self-views provide people with a crucial source of coherence, an invalueable means of defining their existence, organizing experience, predicting future events, and guiding social interaction.. Moreover, by stabilizing behavior, stable self-views make people more predictable to others. This added predictability will, in turn, stabilize the way others respond to people. In this way, stable self-views foster a coherent social environment, which, in turn, further stabilizes their self-views.

In questo articolo lo psicologo Swann esprime in modo molto chiaro la sua self-verification theory. Pensata per le relazioni umane, è molto forte la tentazione di applicarla indiscriminatamente alla più ampia categoria dei sistemi viventi. Il meccanismo (tutto cibernetico) di stabilizzazione attraverso una retroazione potrebbe applicarsi benissimo in altri ambiti: la necessità di previsione del comportamento degli elementi di un sistema fa si che questo si stabilizzi. La stabilizzazione del sistema gli permette di prevedere come si comporterà il proprio ambiente e aumentare la propria possibilità di sopravvivenza.

Ho già osservato che la definizione dei confini esistenziali (la closure del sistema) è frutto del contrasto tra le forze di identificazione provenienti dall’ambiente e quelle endogene di definizione dell’identità. Questo processo, invece di essere una lotta tra sistema e ambiente, può essere stabilizzato da quanto descrive Swann. I sistemi tra loro, e il sistema e il suo ambiente, sono in equilibrio.
Resta da indagare quale sia il ruolo della comunicazione in questo processo di stabilizzazione, da analizzare con criteri semiotici.

Questa interazione sembra porre in evidenza il fatto che la prevedibilità in vista della propria sopravvivenza sia la causa finale, quella che “tira” verso di se il comportamento del sistema. Anche in assenza di una esplicita volontà, o anche ammettendo che questa volontà in effetti non esista mai (nemmeno nell’uomo), un sistema si attiverà nella sistematica esplorazione degli spazi delle possibilità per rendere l’ambiente prevedibile e rendersi prevedibile allo stesso. Questa esplorazione può essere completamente cieca (affidata al caso, alla mutazione randomica del comportamento) oppure regolata dal fine tuning del processo di retroazione attraverso il quale il sistema è connesso al suo ambiente. Grazie a questo processo un sistema di ordine superiore potrà a sua volta diventare un sistema stabile.

Sempre Swann descrive questo anello di retroazione come Identity negotiation in questi termini: Identity negotiation processes thus serve as the “thread” that holds the fabric of social interaction together . Secondo questo punto di vista la “colla” che tiene insieme un sistema è la sua capacità di comunicazione. Un criterio per l’identificazione di un sistema (la tendenza dello stesso a percepirsi ed essere percepito come tale) è quindi quello del suo confine comunicativo (closure o ambito di vigenza di un codice): ad esempio nazione-lingua, comunità-dialetto, professione-gergo, comunità economica-scambio commerciale, religione-credo, cellula-dna, eccetera.