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Previsione, tempo come sistema e retrocausalità · 2009-04-10 by mmzz

Gli eventi del passato sono causa di quelli del futuro, e li determinano: la retrocausalità, cioè il fatto che un evento del futuro possa causarne uno nel presente, non è ammessa, né in fisica né in storia. Tuttavia posso pensare ad un evento futuro in termini di previsione, cioè immaginarlo, prefigurarlo, e condizionare la mia azione presente in funzione dello scenario che mi sono prefigurato. Posso quindi supporre che a determinare un mio atto presente sia la prefigurazione del futuro, anche se non il futuro vero e proprio. Se mi prefiguro correttamente uno scenario che si realizza davvero, allora gli eventi futuri e la loro prefigurazione in qualche modo si sovrappongono, e posso dire che gli eventi determinati dal mio comportamento possono essere stati in qualche modo “retro“causati dalla previsione. Chiaramente è l’evento presente della mia previsione a condizionare la mia azione futura, ma non si può negare che la prefigurazione, cioè il tentativo di comprendere —anticipandolo nella mente— lo stato futuro dell’ambiente, abbia un carattere di proiezione nel futuro, a condizione di essere efficace. La maggiore abilità nel prevedere il futuro determina una maggiore probabilità di successo nelle proprie azioni. Pertanto una maggiore intelligenza, ovvero comprensione, dell’ambiente aumenta la possibilità che eventi previsti e eventi futuri si sovrappongano: non per nulla la raccolta di informazioni in funzione di azioni politiche e militari future si chiama intelligence.
Quello che faccio è costruirmi un modello dell’ambiente futuro e includere le mie azioni nel modello (ho quindi un modello di me stesso compreso nel modello). Mi pongo, in termini sistemici, come un regolatore del sistema proiettato nel futuro (cf. Conant, Every good regulator of a system must be a model of that system Int. J. Systems Sci., 1970, vol. 1, No. 2, 89-97). Se il modello descrive in modo completo l’ambiente, se è ad esso isomorfico (o meglio omomorfico come dice Ashby, e ne trascura le variabili irrilevanti al successo della previsione), in tal caso modello e sistema modellizzato si sovrappongono, obbediscono alle stesse necessità e determinati in modo uguale. In tal caso, ciò che accade nel modello ora sarà ciò che accadrà nel sistema modellizzato in futuro. Ogni mia azione discendente dall’osservazione del modello è come se fosse determinata dall’osservazione del futuro, ed in tal caso, come se fosse retrocausata. Beninteso vi sono molti limiti a questo approccio: modellizzare un sistema chiuso è cosa diversa dal modellizzare un ambiente aperto, nel quale l’osservatore stesso e le sua azioni future sono comprese. L’imprevedibilità è talmente elevata che l’operazione è soggetta a rischio. Tuttavia l’azione umana, anche quella che assume rilevanza storica, si fonda sulla previsione, più o meno efficace, e sulla costruzione di modelli dell’ambiente futuro. Questo modello “retro“agisce sulle nostre azioni presenti come se l’output del modello fosse un flusso informativo che viene dal futuro.
Si può forse vedere nella storia un sistema di eventi con degli input (dal passato) un thrughput (la trasformazione degli eventi passati in vincoli per il futuro) e degli output che si dirigono verso il futuro e che lo determinano. Tali eventi in un “sistema” sono legati a volte da strutture stabili di relazioni causali (eventi ripetuti e prevedibili) e dei confini che ne descrivono intervalli temporali entro cui tali strutture sono presenti: la periodizzazione identifica proprio tali intervalli e li “riassume” sotto il loro nome, così come la definizione di eventi storici delimitati da confini che prendono il nome di crisi . Pur non essendo ammesso e nemmeno ammissibile la presenza di retrocausalità, il ricorso alla previsione, con la costruzione di modelli di eventi futuri, esercita una pressione sulle scelte presenti, e spesso le determina, come se fossero retrocausate.

Due note conclusive:

  1. la modellizzazione di se stessi non può che essere incompleta, non potendo includere la previsione dell’evento in corso di previsione. Per quanto completo possa essere il modello che ho di me stesso, non potrà comprendere me stesso nell’atto ci modellare me stesso, per via della ricorsione che questo atto comporta. Da ciò deriva che qualsiasi modello che includa l’osservatore non può che essere incompleto, come anche tutti i modello che lo escludano, visto che non prendono in considerazione l’atto di osservazione compiuto. Perciò non esistono modelli completi e previsioni sicure.
  2. quando esposto nel punto precedente richiede che il previsore , per essere in grado di prevedere senza essere intrappolato nell’equivalente della semiosi illimitata, effettui una closure ovvero una selezione delle variabili significative che consideri persistenti nel sistema al punto da identificarlo. Probabilmente l’abilità del previsore sta in questa capacità di selezionare gli elementi descrittivi significativi ed escludere quelli irrilevanti, cioè semplificare il modello lasciandolo completo ed efficace,