Ancora sull'identità · 2007-12-23 by mmzz
Tento una sintesi tra vari elementi: la distinzione, possibile sovrapposizione e retroazione tra identità (interna, endogena, riflessiva, descrittiva) ed identificazione (sociale, esogena, funzionale e
prescrittiva) (2) il concetto di closure, come processo che porta a una
chiusura di ciò che è aperto e alla costruzione del sistema. Processo
indispensabile perché sia possibile una definizione, una identificazione,
un qualsiasi funzionamento: è il processo che porta alla creazione di una interfaccia. E’ condizionato dalla tensione tra identità ed
identificazione. E’ la superficie di una bolla che confina i processi
interni identitari e quelli esterni identificativi. Vi devono essere dei
criteri (direi di economicità, o di risultante tra le due forze) che fanno si che il confine-interfaccia si formi in un determinato modo e con un certa “tolopogia” e non in un altro. Appare in questo momento l’identità in senso lato come forma che viene percepita dall’esterno.
Potrebbe quindi essere che l’identità di un sistema sia data dalla closure che gli garantisce la migliore stabilità, intesa come la maggiore capacità di adattamento (reslilienza più che resistenza) all’ambiente.
“Parti di un tutto si collegano dunque nell’unità, in modo da essere reciprocamente causa e conseguenza della loro forma”. Von Foerster attribuisce questo pensiero a Kant.
Guardando questo processo in senso dinamico si dovrebbe aggiungere anche l’identicità , ovvero il fatto di sentirsi ed essere considerati la stessa persona anche a distanza di anni e dopo aver cambiato età, opinioni, stato sociale, forse anche sesso, O, per uno stato, regime politico, ideologia prevalente, eccetera.