Qualità della democrazia · 2006-11-24 by mmzz
Convegno sulla qualità della democrazia.
Il convegno e’ stato interessante anche per uno come me che avendo nella
sua cassetta degli attrezzi appena un cacciavite e non sapendo da che parte si impugna ha probabilmente perso piu’ meta’ delle cose che potevano essere colte, specie quelle piu’ metodologiche.
La sensazione generale che ne ho ricavato e’ che la democrazia sia come il gatto del Cheshire di Alice: a guardarlo bene il gatto svanisce, anche se ne resta il sorriso; magari un po’ tirato, un sorriso non proprio ottimista, determinato forse piu’ dalla necessita’ che dalla virtu’, ma comunque sorriso: confidiamo nella democrazia, anche se ci prende in giro.
La mia impreparazione mi avrebbe portato a considerare come sfide alla democrazia: la extraordinary rendition, la Casa Bianca che dichiara che mentira’ all’indomani dell’11 settembre, processi su scala globale deliberati nazionalmente, l’uso delle tecnologie per impedire ai cittadini di violare le leggi. E soprattutto la pretesa legittimita’ di questi metodi. Ho scoperto, specie da Pizzorno, nuovi piu’ raffinati pericoli e motivi di “ottimismo”. E’ un peccato che Pizzorno non abbia ultimato il ragionamento sulla natura delle leggi.
Pizzorno spiega come con l’abbandono del sistema rappresentativo di mandato, che lega il rappresentante alla delega del rappresentato, i rappresentanti devono, possono interpretare considerando quello che sarà l’interesse di tutti in futuro (e beninteso non il proprio), sostanzialmente negando che ciascuno e’ interprete dei propri desideri, e che questi rispecchino i propri bisogni.
A questo punto, resta da capire se e come la societa’ sia in grado di difendersi dal dilagare del ruolo interpretativo dei propri rappresentanti, che rischia di confinarlo nello “stato di minorita’” da cui l’illuminismo l’aveva tolto.
I rappresentanti hanno pero’ interesse ad approfondire questa asimmetria informativa altamente tossica per la democrazia, e di cio’ non mancano i riscontri, inclusi quelli elencati sopra. Ma anche a trasmettere la sensazione che governare sia cosa complicata, per esperti. Sembra di risentire la voce di Carlo I che “having share in Government is nothing pertaining to them”.
Ma, appunto, Carlo stava per essere separato dalla propria testa.
stato, nostro lato oscuro? Politica luogo pubblico della speranza