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La rivoluzione digitale e' una vera rivoluzione? · 2006-07-07 by mmzz

Donald J. MacLean, in Ethical Dilemmas In The Global Telecommunications Revolution , pubblicato in Business Ethics
sostiene che quella delle telecomunicazioni e’ una vera rivoluzione.

Questo punto di vista e’ condiviso da diversi autori, storici inclusi.

Intanto, parlando di rivoluzione digitale e telematica parliamo della stessa cosa? Inoltre, si tratta di una vera rivoluzione, inevitabile come il moto delgi astri e totale come un cambiamento di orizzonte? Se si, si tratta di una rivoluzione come quella francese, o assomiglia piu’ a una rivoluzione industriale? O forse a quel cambiamento complessivo di visione che da una rivoluzione tecnica si contagia a una rivoluzione ideologica e viceversa e dilaga nel modo di vivere?

Possiamo identificare nel periodo dal 1995 ad oggi, con la diffusione di Internet, un cambiamento profondo nell’economia, nei principi sociali, etici, nella politica, di tale portata da dire che siamo entrati in una nuova era? O forse siamo su una soglia e alcune cose stanno per accadere?

MacLean, riferendosi al mondo delle telecomunicazioni del 1997, sconvolto dalla diffusione commerciale di Intenet nel 1995, parla della situazione precedente e rileva la crisi dei valori dell’ancien regime nelle sue fondazioni etiche: sia nella dimensione sociale che politica ed economica, innescate dal nuovo credo rivoluzionario.

In questi anni le telecomunicazioni sono diventate la spina dorsale della comunicazione umana, e hanno gia’ inciso profondamente nel tessuto sociale ed economico. Apparentemente hanno coinvolto molto meno quello politico, ma la trasformazione si prepara dal basso, e ha gia’ coinvolto organismi che tradizionalmnte vedevano come interlocutori gli stati, e che stanno imparando a coinvolgere “gli stakeholder”.

Le nuove possibilita’ tecniche, il divario tra koennen e duerfen stanno ricostruendo il tessuto etico, ponendo continue sfide ai valori consolidati. Con la ampliata possibilita’ di partecipazione viene messa in discussione la rappresentativita’, con la possibilita’ di copia e alterazione viene ridiscusso il concetto di autore e di proprieta’, con la costituzione di comunita’ di interressi e’ possibile ridimensionare la preminenza politica degli stati nazionali.

I valori che sono stati alla base della rivoluzione digitale stanno subendo dei duri attacchi: apertura nei processi e nei prodotti, non regolamentazione se non al livello indispensabile, trasparenza delle reti, modularita’, mancanza di coordinamento verticistico. E’ in atto, indubbiamente, una fase di resturazione, in cui vengono difesi antichi privilegi basati su una visione del mondo prima delle telecomunicazioni che vedeva dominanti i mezzi di diffusione fisici del lavoro intellettuale, i settori produttivi protetti, il software proprietario, la governance verticistica.

Questa spinta conservatrice vive oggi una stagione favorevole sotto la bandiera della difesa della “proprieta’ intellettuale”; la brevettabilita’ del software, la criminalizzazione dell’attivita’ di copia, l’imposizione di tecnologie di controllo nell’interscambio di contenuti.

Con indubbio successo invece l’ancien regime si serve dei nuovi strumenti nelle attivita’ di controllo e di dominio, cosi’ come i paladini della restaurazione hanno imparato a organizzare gli eserciti dalla Francia rivoluzionaria. Il rapporto The Emergence of a Global Infrastructure for Mass Registration and Surveillance
di ICAMS (The International Campaign Against Mass Surveillance) ne analizza le pieghe.

Le rivoluzioni si possono perdere e la restaurazione puo’ avere successo. Ma se la gente ha assaggiato abbastanza a lungo i frutti dei nuovi valori, difficilmente questi svaniranno del tutto.