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Individuo, confine e codice · 2007-01-09 by mmzz

angeli e demoni escher

Una ipotesi di lavoro sul significato, la portata e la morfologia del codice nei suoi vari ambiti di applicazione.

Da questa recensione in googlebooks del libro
I Am You: the metaphysical foundations of global ethics di Daniel Kolak:

The traditional, commonsense view that we are each a separate person numerically identical to ourselves over time, i.e., that personal identity is closed under known individuating and identifying borders – what the author calls Closed Individualism – is shown to be incoherent. The demonstration that personal identity is not closed but open points collectively in one of two new directions: either there are no continuously existing, self-identical persons overtime in the sense ordinarily understood – the sort of view developed by philosophers as diverse as Buddha, Hume and most recently Derek Parfit, what the author calls Empty Individualism – or else you are everyone, i.e., personal identity is not closed under known individuating and identifying borders, what the author calls Open Individualism. In making his case, the author: – offers a new explanation both of consciousness and of self-consciousness – constructs a new theory of Self – explains psychopathologies (e.g. multiple personality disorder, schizophrenia) – shows Open Individualism to be the best competing explanation of who we are – provides the metaphysical foundations for global ethics.

Questo approccio aiuta a smontare l’idea di una individualita’ definita una volta per tutte ma non chiude (anzi apre maggiormente) il problema della necessita’ di confini, definizioni e identita’ che comunque servono. Si puo’ giungere ad affermare che un organismo non e’ funzionalmente separato dall’ambiente nel quale e’ immerso, ma non si puo’ evitare di apprezzarne un certo grado di coerenza e/o autonomia interna che la definisce.

Il linguaggio ha proprio (anche?) questa funzione normativa e definitiva attraverso l’attribuzione di parole a determinate entita’ e non ad altre. “La cellula”, “il nucleo”, “l’organo”, “l’individuo”, “Io”, “Io a 12 anni”, “io adesso”, “io fra 20 anni”: tutte queste espressioni hanno la duplice funzione di delimitare cio’ che indicano da cio’ che non indicano costruendo un confine e di attribuire dei significati a quanto sta dentro e di conseguenza altri significati a quanto e’ fuori da questa delimitazione. Nel momento in cui viene posta, la delimitazione e’ necessariamente vaga, imprecisa, si potrebbe dire che prende contorni frattali. L’indagine dettagliata dei confini viene esplicitamente rimandata ( lazy evaluation ) lasciando il soggetto definito all’interno di una nuvola di imprecisione asintotica. La definizione e’ sufficientemente precisa al centro da consentire di maneggiare il termine ma abbastanza imprecisa e sfocata ai bordi da non richiedere l’attibuzione di ogni dettaglio al soggetto. I questo modo il soggetto emerge dal suo ambiente senza che sia necessario separarlo in modo netto (senza che vi sia cioe’ alcuna intersezione col resto dell’universo – operazione impossibile). Ogni successiva indagine attorno al bordo del soggetto non risolve, non scioglie l’incertezza ma l’approfondisce in ulteriori distinzioni: mette a fuoco non solo distinzioni ma ulteriori aree di sovrapposizione.
Questo, a pensarci, e’ anche il destino della ricerca scientifica.

Anche analizzando la natura del confine, restano ancora aperte le questioni: in base a che cosa viene compiuta la definizione? E’ possibile attribuire una oggettivita’ a questo {boundary/border, limen, confine, delimitazione, definizione}? In che misura e’ possibile misurare l’individualita’ di un soggetto e attribuirgli un grado di autonomia da un “altro”? Una ipotesi puo’ essere quella di analizzare il patrimonio di informazione codificata (codice) che il soggetto detiene e valutare quale portata d’azione questo codice raggiunge nella sua espressione.
Ad esempio: i codici legali (le leggi nazionali) consentono attraverso l’osservazione del loro ambito di vigenza di identificare i confini delle nazioni. Il codice genetico e la portata della sua espressione identificano un soggetto vivente. Il codice informatico e il suo ambito di esecuzione identificano un determinato sistema informatico.
Codici piu’ sottilmente definiti come quello linguistico attribuiscono agli individui le appartenenze alle comunita’ etniche e i testi alle varie tradizioni lingistiche. Codici di comportamento condivisi definiscono a volte in modo molto elusivo le appartenenze sociali. Un codice o canone estetico determina una determinata corrente estetica. E giù giù fino al dress code e alle sue implicazioni simboliche e di identità.
L’analisi puo’ articolarsi in molte dimensioni, tra cui vedo senza dubbio:

  1. i codici architetturali, quelli che definiscono la struttura o architettura del mondo: dal codice che norma lo spazio fisico, leggi ignorando le quali tentare di comprendere il mondo fsico “è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto”, passando per il codice della vita che regola le forme delle cose viventi, fino all’architettura del cyberspace regolamentata dal codice software (Lessig).
  2. l’elusiva natura del codice economico, fatto forse di listini e cambi, ma anche di codici d’onore e reputazione e il suo effetto su costumi, territorio, ambiente. Le relazioni in cui sta con il codice normativo e con la definizione di uno stato-nazione.
  3. il codice delle leggi scritte, secondo la loro gerarchia, e delle norme non scritte, piu’ o meno condivise e rispettate.
  4. il codice della lingua, con la sua capacita’ di definire e ordinare, nel duplice senso di classificare e imporre un comando (“obliger a dire” come disse Barthes). Va forse inclusa nella lingua ogni forma di espressione codificata in qualche maniera destinata alla comunicazione, ad esempio l’espressione artistica.

La sovrapposizione e l’intreccio nel tessuto del vivere di codici che si contrastano e rafforzano in queste diverse dimensioni e i rapporti che i diversi codici hanno tra loro definiscono e orientano lo spazio vitale favorendo alcune scelte e ostacolandone altre, creando confini-barriera e catalizzando altre dinamiche. Comunita’, ideologie, distretti, nazioni, mode, movimenti, nascono dal sovrapporsi potenziante o inibente di codici appartenenti a diverse dimensioni e dal loro contrasto con codici incompatibili.

Si osservera’ come:

  1. i confini di alcune entita’ sono piu’ definiti di altre: le leggi nazionali hanno confini molto netti, mentre quelli linguistici si confondono tra loro; alcuni codici tollerano la coesistenza con altri codici, mentre altri sono mutuamente esclusivi. La natura dei cio’ che rende certo codice incompatibile con altro va indagata: normativita’ contraddittoria, diversa definizione dei confini, ...
  2. Gli ambiti di definizione procedono per cerchi concentrici, ovvero consentono di identificare sottocodici all’interno dei codici, in modo progressivamente sempre piu’ fine. Un codice identifica un soggetto, ma all’interno di questo e’ possibile identificare una pluralita’ di soggetti che condividono un codice generale ma si distinguono per la vigenza di sottocodici separati. Ma in che modo e’ possibile che viga un sottocodice all’interno di un codice comune? Il codice comune non viene mai espresso nella sua totalita’: non tutte le leggi di una nazione sono raccolte da tutti i cittadini: alcune varranno per le persone fisiche (definendole ed identificandole), altre per i condomini (definendoli), altre per gli “autori di opere d’ingegno”, i “taxisti”, eccetera. In ambito biologico una porzione di codice genetico vedra’ la sua espressione solo in determinati organi (definendo “cuore”, “fegato”, “pelle”, eccetera) e non in altri, o addirittura solo nel nucleo della cellula e non fuori da questo (definendo di fatto il nucleo). Nella loro successiva definizione questi ambiti vedono espressa una porzione determinata di codice che definisce in maniera sempre piu’ precisa l’identita’.

Altri elementi meritevoli di indagine:

  1. Rapporto tra codice, informazione e conoscenza. Conoscenza come informazione che produce un effetto e codice come verbalizzazione dell’informazione in vista della produzione di un effetto. E’ la codificazione cio’ che aggiunge la possibilita’ di azione all’informazione? Rapporto con il processo come prototipizzazione e idealizzazione di una codificazione (algoritmo).
  2. La natura stessa del codice e il fatto che rispecchi una normativita’ induce la possibilita’ di errore e malfunzionamento del codice, di natura esogena o endogena.Comporta di conseguenza la necessita’ che il codice stesso si differenzi in due funzioni distinte: del codice per la produzione del confine e il mantenimento dell’ordine al suo interno e altro codice destinato alla manutenzione del primo tipo di codice: questo puo’ chiamarsi codice epigenetico, burocrazia, codice di controllo di errore, regression code, stile [spiegare]. Il codice di secondo tipo e’ necessario ma puo’ assumere proporzioni abnormi o disfunzionali. Puo’ compromettere il funzionamento del primo tipo di codice. Indagare i limiti del processo:oltre quale rapporto tra codice del primo tipo e quello del secondo tipo viene meno la funzionalita’ (paralisi burocratica, loop, accademia),
  3. Va verificato se e in quali casi l’espressione del codice su un “territorio” o spazio fisico e’ alla base della morfogenesi di quest’ultimo. Si puo’ congetturare che l’interazione tra codici e la morfogenesi si sviluppi secondo la tipologia reaction-diffusion (anche nella prima formulazione di Turing)