arbitrarietà del codice: linguaggio e legge · 2008-11-11 by mmzz
il problema della legge naturale (da cui il giusnaturalismo) e di legge positiva è stato superato elegantemente nello studio della lingua già da Saussure. Le langage non è del tutto arbitrario, per quanto il segno (la singola parola) lo sia , ma non è nemmeno determinato, necessario. E’ una parziale necessità determinata da un processo storico. [citation needed]. Nemmeno si è cercato, in linguistica e in semiotica, una grundnorm, un segno fondamentale, un ur-segno che sia alla base di tutto il processo di significazione.
Si tratta di una necessità storica: apparentemente una contraddizione in termini (come una necessità contingente), ma di fatto un processo reale nel momento in cui si confrontano ritmi diversi. cicli di ampiezza non confrontabile. Quello individuale dell’apprendimento umano di una lingua o di interiorizzazione di una norma, e quello storico di oggettivazione di della lingua e di consolidamento di un sistema giuridico, di un ordinamento.
Quello che manca e’ il passaggio tra le due arbitrarietà: quella del singolo segno, della singola norma (perché quella e non un’altra) e l’arbitrarietà di una lingua e di un ordinamento (quello e non un altro). Credo che il collegamento sia nella resilienza, cioè nella capacità del singolo sistema (linguistico, giuridico) di rispondere adattandosi alle sollecitazioni esterne di un ambiente continuamente mutevole. Un esempio di resilienza del sistema giuridico sta nel principio di equità, secondo il quale un interprete della norma, nel momento in cui questa, applicata al singolo caso, si dimostrasse ingiusta, può derogare ad essa. L’interprete, o la comunità degli interpreti, che si trovasse a registrare una sistematica fallacia della norma generale ed astratta e quindi nella necessità di applicare sistematicamente il principio di equità, giungerà alla conclusione che è opportuno modificare la norma stessa. In questo modo il sistema delle norme, l’ordinamento, evolve. In caso contrario, se non esistesse il principio di equità, la legge non potrebbe essere alterata se non per un processo “top-down”, in cui difficili da rilevare sono le eccezioni. E’ invece necessario un feedback da parte degli utenti finali della parole o della singola norma.
Le convinzioni, il punto di vista interno(Hart) nei confronti delle norme cambia nel tempo. Ciò che era tabù ieri, oggi è comportamento lecito, se non prescritto. La lingua di ieri non è quella di oggi.
I codici linguistici e di comportamento cambiano. Cambiano negli individui e si amplificano o smorzano nella comunità dei parlanti e di coloro che obbediscono a norme sociali secondo leggi che non sono chiare: emulazione (amplificazione) e censura (smorzamento) sono processi che hanno la capacità di riportare a tutta una comunità dei processi individuali.
La resilienza viene dalla comunità di prassi dei parlanti e di coloro che rispettano le norme. Questi agiscono internamente sui propri codici in modo da adattarli a quelli prevalenti nella propria comunità, o vi si oppongono, con maggiore o minor successo.
Non esistono leggi naturali così come non esistono lingue naturali, ma solo codici comunitari che mutano con tempi lunghi secondo il mutamento breve dei codici individuali.
Dalla isteresi (ritardo nell’adattamento) a questo mutamento presentato dalle comunità derivano grandi problemi, perché ai codici è legato il comportamento, e al comportamento è legata l’identità, e la eccessiva distanza tra un codice individuale e quello della propria comunità di prassi (o in generale “l’ambiente”) genera deprivazione di identità, così come le eccessive tensioni nella negoziazione della propria identità all’interno di una comunità con codici troppo dissonanti dal proprio. Integralismo, nazionalismo, etnocentrismo, a mio avviso nascono da queste tensioni.