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Ritmo! · 2013-02-07 by mmzz

Da Barthes — comment vivre ensemble, arrivo alla parola ritmo o ruthmos secondo Benveniste (Émile Benveniste, Problèmes de linguistique générale, 1, Paris, Gallimard, 1966, p. 327-335.), con una semantica che si riferisce più al fluire che al ripetersi.

1° ruthmos ne signifie jamais rythme depuis l’origine jusqu’à la période attique, 2° qu’il n’est jamais appliqué au mouvement régulier des flots ; 3° que le sens constant est “forme distinctive ; figure proportionnée ; disposition”, dans les conditions d’emploi les plus variées

Ruthmos è

la forme dans l’instant qu’elle est assumée par ce qui est mouvant, mobile, fluide, la forme de ce qui n’a pas consistance organique; il convient au pattern d’un élément fluide, à une lettre arbitrairement modelée, à un péplos qu’on arrange à son gré, à la disposition particulière du caractère ou de l’humeur. C’est la forme improvisée, momentanée, modifiable.

Il suo rapporto con il flusso:

Le […] flux, c’est le prédicat essentiel de la nature et des choses dans la philosophie ionienne depuis Héraclite, et Démocrite pensait que, tout étant produit par les atomes, seul leur arrangement différent produit la différence des formes et des objets. On peut alors comprendre que ruthmos, signifiant manière particulière de fluer, ait été le terme le plus propre à décrire des “dispositions”, ou des configurations sans fixité, ni nécessité naturelle et le résultat d’un arrangement toujours sujet à changer.

Che rapporto c’è tra il ruthmos di Benveniste con quanto è regolare, propriamente ritmico?
Il ritmo può essere visto come come rovesciamento sincronico (grazie alla memoria) di un processo diacronico, se diventa una regola finisce per operare in modo ossessivo.

Il ritmo nella vita significa capacità di scoprire una forma a ciò che è per sua natura fluido.
Percepire il ritmo significa essere versatili, flessibili, resilienti; non ripetitivi.
Significa anche accorgersi della struttura ripetitiva di alcuni momenti della vita: lo scandirsi di giorni, settimane, anni, ha una forma che si ripete. Per questo adottiamo comportamenti routinari e ripetitivi.
Significa, come Platone, scoprire “l’ordine nel movimento”.
La ripetizione, l’ordine, sono essenziali per l’apprendimento e per la crescita.
La routine inoltre permette di guadagnare tempo ed energie, ma deve giungere ad una fine, deve poter mutare, cambiare, cedere, allargarsi, adattarsi a stimoli, sfide ed opportunità..

Il ripetere è come il trattenere, come il ripercorrere ciò che la memoria riconosce come uguale a prima.
Rompere un ritmo significa abbandonare, abbandonarsi ad una nuova esperienza, aprirsi ad un nuovo apprendimento.

I passaggi delicati della vita richiedono ritmo, cioè di poter fare a meno delle regole.

Se il passo non si rompe sul ponte, il ponte si rompe sotto i passi.

Ma anche: cosa accade quando anticipiamo un ritmo, cioè adottiamo un movimento che al limite porta al punto, stringendo ulteriormente il trattenere? O quando lo rilasciamo, rallentandolo, al limite fino all’arresto? Impediamo ad un nuovo ritmo di subentrare.